giovedì 9 giugno 2011

La chiusura del PD, il movimento di SEL

... dal sito di "Sinistra Ecologia Libertà"

Quante volte in questi due anni di costruzione del progetto di SEL ci siamo detti che il nostro obiettivo non era certo quello di dar vita ad un partitino più o meno consistente dal punto di vista elettorale, ma lavorare e scompaginare i vecchi recinti dei partiti del centro-sinistra per ridare una prospettiva politica nuova al Paese?
La nostra proposta politica di innovazione è incentrata sulla riconversione ecologica, sul superamento del precariato come destino ineluttabile di vita, nei valori dell’uguaglianza e della partecipazione, nel benessere della società come nuovo indicatore di ricchezza; proprio questi contenuti rendono evidente che SEL deve lavorare in un campo largo dell’opinione pubblica del paese, guardare all’Europa ai suoi movimenti avendo un riferimenti plurale capace di relazionarsi non solo al socialismo e alla sinistra Europea ma anche sopratutto all’esperienze ecologiste come quelle in Germania e in Francia proiettate ben oltre il 10%. Era retorica per declamare grandi progetti e poi coltivare piccoli orticelli? Noi non crediamo e per questo siamo sorpresi da alcune reazioni all’intervista di Nichi al Corriere.
Come percorrere strade nuove nella politica, come innovare nelle forme organizzative cedendo sovranità ad associazioni e movimenti, come riconnettersi ad un popolo di sinistra deluso e stanco della politica, sono state per molti di noi e Fava sa quante volte insieme ci siamo interrogati su questo, e sono domande imperative a cui spesso ne individualmente ne collettivamente siamo stati in grado di dare adeguate risposte.
Perchè è più facile e rassicurante ripercorre le strade antiche, ma conosciute delle nostre forme partito o delle nostre vecchie pratiche politiche. Non a caso abbiamo più volte espresso la nostra preoccupazione su come SEL si stia dotando di uno statuto che al di là delle buone intenzioni ci riconduce nel recinto del piccolo partitino tradizionale anziché proiettarci nel campo aperto evocate anche dall’intervista di Nichi.
Ma da Firenze in poi lo sappiamo tutti che la nostra strada obbligata è quella di mettersi in gioco, di navigare in mare aperto, di sperimentare e promuovere il protagonismo dei movimenti , delle associazioni dei singoli soggetti che si auto organizzano. Scandita a chiare lettere nelle conclusioni di Vendola con quell’invito ad essere un seme che deve far nascere un germoglio.
Abbiamo avuto ragione nel voler riaprire la partita e oggi, dopo le amministrative e mentre è in corso una straordinaria mobilitazione referendaria c’è una moltitudine di uomini e donne che chiede un processo costituente aperto della nuova politica e del nuovo centrosinistra a cui SEL deve dare una risposta di apertura e non di semplice identità organizzativa.
E’ esattamente questa sfida che Nichi nella sua intervista ha rilanciato con forza a SEL, al PD, agli altri alleati e soprattutto ai tanti giovani, donne e uomini che ai partiti inattuali non ci credono più, ma partecipano entusiasti alla battaglia referendaria, si organizzano contro il precariato per uscire dal tatticismo, dal politicismo, dalle etichette ormai prive di senso di riformisti, estremisti, moderati e riaprire la partita, ragionando su quello che serve all’Italia e chiamando direttamente i lavoratori, le donne, i precari a costruire questo progetto decidendo per esempio con le primarie su contenuti e persone. Che poi è esattamente quello che è accaduto a Milano, a Napoli, a Cagliari e in tante altre città. E’ la sfida per rimettere in campo  una proposta di sinistra ed ecologista vincente per il bene dell’Italia, è la scommessa su cui siamo nati come SEL.
D’altra parte la risposta di chiusura a questa intervista di Nichi proveniente da gran parte del PD ci deve rendere consapevoli delle difficoltà e dei rischi dei prossimi mesi. Il PD esce numericamente rafforzato dal voto amministrativo ma le sue contraddizioni politiche sono rimaste inalterate e forse aumentate come dimostra anche il goffo tentativo di mettere il cappello al movimento referendario e di relegare SEL in un ruolo predefinito in continuità con la vecchia geografia politica. E’ proprio questo schema che dobbiamo rompere avendo il coraggio di osare e non di accettare che dopo aver riaperto la partita altri la giochino al nostro posto.

Loredana De Petris, Paolo Cento

Nessun commento:

Posta un commento