mercoledì 15 giugno 2011

RIAPRIRE LA PARTITA

 ... dal "Manifesto per Sinistra Ecologia Libertà" ottobre 2010.

Con il congresso di Sel nasce in Italia un soggetto politico nuovo.
I nostri principi fondamentali sono pace e non violenza, lavoro e giustizia sociale, sapere e
riconversione ecologica dell’economia e della società.
Il nostro orizzonte è un mondo futuro non dominato dalla forma di merce, nel quale il buon vivere
sarà una funzione della conoscenza, della sicurezza, della bellezza, della convivialità; un mondo
che metta in equilibrio città e campagna, ponendo un limite secco all’ipertrofia del cemento e della
chimica; un mondo non dipendente dai combustibili fossili e dall’uranio; policentrico e tutore della
variabilità: genetica, delle civiltà e dei linguaggi umani; capace di mettere al servizio di tutti la
scienza, la tecnologia, la rete. Un mondo in cui venga bandita la miseria e la fame, e in cui la
guerra diventi un tabù. Un mondo capace di guardare con rispetto e amore anche la dimensione
del “vivente non umano”. Un mondo in cui venga pattuito un nuovo inventario dei beni comuni
dell’umanità, non disponibili per interessi privatistici e speculativi, messi al riparo dall’egoismo e
dall’avidità: beni comuni naturali, aria, acqua, foreste, spazio; accesso di tutti ai medicinali e alle
cure sanitarie; equa distribuzione della conoscenza, dell’informazione, della tecnica.
La nostra missione è restituire la parola alle culture critiche europee, contribuire a costruire una
nuova larga sinistra in Italia ed in Europa, contribuendo, nel nostro paese, ad una alternativa
politica, sociale e culturale alla destra. Una destra che, pur segnata dai contrasti interni e dalla
incapacità di dare risposte positive al paese, è sempre più pericolosa per il disegno autoritario e
antisociale che incorpora.

La connessione tra le tre parole-concetto che stanno nel simbolo del nuovo partito non è né
scontata né storicamente sperimentata: della “sinistra” si parla nell’Europa di oggi per denunciarne
la crisi; “libertà” è abusata da una destra pervasa di umori populistici, autoritari, clericali, xenofobi,
razzisti, antisemiti, misogini, omofobici; “sinistra” e “ecologia” -nonostante il progredire di una
coscienza di massa sullo stato critico del pianeta - continuano a vivere largamente in conflitto.
Fonderle in una cultura comune, un progetto ed una programma è una grande impresa inedita.
Siamo nel pieno della stagione della crisi della politica, e della crisi verticale della forma-partito. La
crisi della politica ha ragioni profonde, di sistema. La globalizzazione neoliberista è stata una vera
e propria rivoluzione conservatrice. Essa ha strutturato poteri –economici, finanziari, militari- più
estesi degli Stati nazionali, più potenti di governi e movimenti politici. Le decisioni fondamentali non
passano per la rappresentanza democratica e il costituzionalismo delle istituzioni pubbliche. Le
istituzioni politiche non si sono internazionalizzate come il capitale e la merce, e la democrazia è
regredita negli Stati nazionali. Ma ci sono altri aspetti che hanno aggravato pesantemente la
tendenza. Il primo è il processo di omologazione culturale e ideologica che ha visto convergere
sotto le bandiere del liberismo gran parte della sinistra storica: questa abdicazione è stata
chiamata “riformismo”. Il secondo è il progressivo dilagare della questione morale, che ha
provocato in Italia il costituirsi di una parte della borghesia in “cricca”, e gran parte del ceto politico
in “casta”. E’ così che i partiti attuali sembrano l’esatto rovescio dei luoghi di socialità , di gratuità,
di solidarietà che ne hanno segnato la nascita il secolo scorso. La politica sembra restringersi a
vuota immagine e potere.

I cittadini e i lavoratori vivono tra adattamento, disincanto e protesta. Un nuovo soggetto politico
nasce legittimamente se appare, ed è nella realtà, radicalmente controcorrente, cioè portatore di
buona politica, di una riforma della politica. Fatti e movimenti politici vivi e innovativi continuano a
nascere in piazza e sul Web: dal “popolo viola” alla sollevazione per la libertà della cultura e
dell’informazione, dal referendum per l’acqua pubblica alle lotte contro le leggi “ad personam”, oltre
al rinnovato protagonismo di settori del lavoro dipendente, sia pubblico, a partire dai settori della
conoscenza, che privato, che hanno espresso in questi mesi una capacità di reazione imprevista,
di cui la vicenda di Pomigliano è la più nitida e feconda espressione. Eppure, le estreme difese del
lavoro si trovano spesso a doversi spettacolarizzare in forme inedite, segnalando per questa via il
progressivo distacco delle forme di rappresentanza tradizionali, a partire dai partiti politici, ma che
giungono fino alla crisi di rappresentatività espressa in molte vicende dai sindacati. In Puglia, in
controtendenza, sono emerse modalità organizzative vitali, affollate da giovani spesso al primo
approccio con l’impegno civile e politico, come le “Fabbriche di Nichi”, che costituiscono una delle
più significative novità della politica italiana, proprio perché sono svincolate da una logica
immediatamente legata alla sfera politico-istituzionale.

Nella sua prima esperienza di vita, dopo la sconfitta del 2008, Sel ha provato con tenacia ad unire
le forze della sinistra, ma la frantumazione ha fatto prevalere logiche identitarie e conservazione di
nicchie ideologiche. Bisogna spezzare l’incantesimo. Tutte le espressioni organizzate della
soggettività politica sono in crisi. Lo straordinario movimento No Global –la “seconda potenza
mondiale” dei primi anni del secolo-, che ha mostrato di saper andare al cuore dei problemi, che
pure in Italia attraversa una fase di crisi, dimostra, con le mobilitazioni contro il G20, la proposta
unitaria di partecipare alla mobilitazione europea dei sindacati oltre alle molte iniziative presenti nel
resto del pianeta, la persistenza delle ragioni che lo originarono e che ancora lo innervano: lo
straordinario successo della raccolta di firme per i referendum per l’acqua pubblica ne è una
conferma. Non bastano partiti politici, in crisi profonda. Il compito attuale è di ricostruire una
partecipazione democratica e di dare forza e credibilità ad una idea di trasformazione, sia nei
contenuti, che nelle pratiche. In particolare, riteniamo che ogni proposito di riforma della politica sia
vanificato se non parte dalla centralità della democrazia, non solo quella rappresentativa. Per
questo, così come sosteniamo l’indispensabilità dell’introduzione di meccanismi democratici nel
mondo del lavoro, come il voto sui contratti, allo stesso modo pensiamo che oggi le forze politiche
debbano promuovere, a tutti i livelli, strumenti di coinvolgimento e partecipazione, come le
primarie, sia al loro interno che nella società in cui operano. Dobbiamo e vogliamo dare un’anima
ed una speranza alla parola alternativa.

Sel deve mettersi a disposizione di un vero big bang, un nuovo inizio. Sel è una forza autonoma,
nel progetto e nella sua organizzazione, ed unitaria nella ricerca di alleanze politiche e sociali che
ricompongano la frantumazione presente. Intendiamo dare voce e rappresentanza a chi oggi non
si riconosce nell’attuale panorama politico e che vuole ritrovare un’unità di popolo che dia respiro
ad un progetto credibile e alternativo di governo del paese. Tutto il quadro immaginario di sistemi
iper maggioritari e bipartitici (nel quale è sorta e rapidamente tramontata l’illusione della
autosufficienza del Pd) è fallito. C’è dunque da costruire daccapo un pensiero, un programma, un
progetto, una leadership.
Ci vuole cultura e struttura. Ci vuole un’organizzazione, radicata e flessibile, giovane e coraggiosa:
un soggetto politico che si metta in rete con tutte le esperienze innovative, e che tessa il filo delle
idee e delle passioni autentiche. Che faccia della cooperazione la nuova modalità di vita associata.
“Sinistra, ecologia e libertà” vuole essere il lievito e il sale della costruzione della soggettività di una
nuova grande sinistra. La sinistra della libertà e dell’uguaglianza, del lavoro e dell’ambiente.

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